giovedì 27 dicembre 2018

Flat tax: i commenti del Sole 24 Ore

In attesa di conoscere il testo definitivo della manovra 2019, che dovrebbe essere approvato sabato, il Sole 24 Ore in edicola questa mattina pubblica a pag. 3 due articoli di commento sulla flat tax come emerge dalle bozze della finanziaria, intitolati rispettivamente "La flat tax allarga il divario autonomi-dipendenti" e "Il nuovo regime forfettario per gli autonomi è un incentivo all’occultamento dei ricavi". Mentre alcune conclusioni sono condivisibili, vi sono forti perplessità su altri commenti dei giornalisti del Sole, connessi con le tutele molto diverse presenti nel lavoro autonomo e nel lavoro dipendente.


L'occultamento dei ricavi


L'affermazione di Dario Stevanato secondo cui "la previsione di soglie di ricavi, superate le quali vi è il rientro nell’Irpef ordinaria […] determina un forte deterrente alla produzione, causato da un’aliquota marginale superiore al cento per cento" è pienamente condivisibile: il passaggio dall'imposta sostituiva del 15% all'IRPEF marginale del 43% più addizionali enti locali spingerà i lavoratori autonomi che non avranno scelto il regime ordinario per altri motivi a rimanere nel limite dei 65 mila euro di incassi. Anche l'impossibilità di dedurre il costo dei beni strumentali spingerà alla contrazione degli investimenti e, di conseguenza, verrà a ridurre la produttività del lavoro autonomo.

Per contro, occorre rilevare la questione IVA (non descritta nell'articolo), che non si applica sulle prestazioni rese dai soggetti in regime di flat tax: tale fattispecie rende più competitivi (del 22%!) i prezzi praticabili da questi soggetti ai consumatori finali, riducendo il forte incentivo al "nero" oggi esistente.


Il divario autonomi-dipendenti


L'articolo di Cristiano Dell’Oste e Giovanni Parente confronta la tassazione sul reddito dei lavoratori subordinati con quella degli autonomi, concludendo che, a parità di imponibile, un dipendente può avere una tassazione più elevata di 10 mila euro rispetto ad una partita IVA.

L'articolo omette però di descrivere, ed è questo il motivo di dissenso, altre fondamentali differenze tra i due tipi di lavoro, in termini sia previdenziali che di tutele. Sotto l'aspetto previdenziale il lavoratore con partita IVA iscritto alla gestione separata INPS paga quasi il 26% di contributi; mentre il dipendente ne paga poco più del 9% (il restante 30% ce lo mette il datore di lavoro). Sotto l'aspetto delle tutele, il dipendente ha ferie retribuite per 26 giorni all'anno e permessi retribuiti per circa 100 ore (CCNL commercio), cioè altri 12 giorni, l'indennizzo in caso di licenziamento e la garanzia INPS per TFR e crediti di lavoro in caso di insolvenza del datore di lavoro. Il lavoratore autonomo, se non lavora non viene pagato e negli altri casi deve rivolgersi al giudice ordinario oppure insinuarsi al passivo fallimentare. Forse la tassazione più favorevole degli autonomi serve anche a compensare le minori tutele giuridiche esistenti.